L’agricoltura biologica

di Redazione

Si parla di economia, di agricoltura, di consumi e di salute. Soprattutto si parte da un dato: il settore della��agricoltura biologica cresce del 7%.

Pubblichiamo l’intervista che Simonetta Valenti ha fatto per il numero 12 di Varieventuali a Patrizia Del Santo, presidente del Gruppo di Acquisto Solidale del Canavese Ecoredia.

Da qualche mese abbiamo aderitoA� come Semi di serra a Ecoredia. Rubiamo esperienza, perchA� pensiamo di costruire un’alleanza tra produttori e consumatori anche noi. Di questo ne parleremo meglio piA? avanti, intanto leggetevi l’intervista a Patrizia di Simonetta.

 

 

IL BIOLOGICO TIRA (LA VOLATA)

Il settore della��agricoltura biologica cresce del 7%

di Simonetta Valenti

 

In un periodo in cui la crisi A? globale e i consumi contratti che piA? non si potrebbe una crescita del 7,3% , insomma, un segno a�?+a�?, nel settore agroalimentare richiama alla mente una sola possibilitA�: quella della��errore. Invece, a vantare una andamento in controtendenza mondiale A? nientedimeno che il settore della��agricoltura biologica.

Qualche dato riguardante il nostro paese: 48 mila gli operatori biologici (di cui 38mila agricoltori e i restanti 10mila addetti alla trasformazione), 1 milione e 100mila gli ettari di superficie coltivata (il 9% del sistema agricolo italiano) e 2 (due!) i miliardi di euro il fatturato in un anno (il 2% di tutto il settore).

Ne parliamo con Patrizia Dal Santo, presidente del Gruppo di Acquisto Solidale del Canavese Ecoredia.

– Intanto, i dati relativi alla partecipazione al Gruppo di Acquisto vanno a�?di pari passoa�? con questa crescita?

Effettivamente la��adesione al nostro GAS rispecchia questa tendenza generale: Ecoredia esiste esattamente da 10 anni e dalle prime 15-20 famiglie con cui il gruppo A? iniziato, A? rapidamente cresciuto a circa 80 nuclei, per poi mantenersi abbastanza stabile fino a un paio di anni fa. Dal 2011 la crescita del gruppo ha visto una grande accelerazione fino a portarci ai circa 190 iscritti attuali: al nostro sportello settimanale di informazione passano quasi tutte le volte persone nuoveA� interessate alla��acquisto di alimenti biologici e locali, che generalmente hanno giA� fatto delle ricerche in proprio e chiedono di iscriversi.

– La decisione di acquistare biologico A? ancora una scelta a�?per pochia�? (cioA? per chi se lo puA? permettere?) E se no, riesci a descriverci la��acquirente stanA�dard?

Direi che il socio tipo del nostro gruppo A? la famiglia, con piA? figli, in molti casi anche mono-reddito, di questi tempi perciA? abbastanza attenta a come e a quanto spende. A mio parere la convinzione che il biologico sia una scelta per pochi A? un pregiudizio, piA? che una realtA� e lo dimostra proprio il fatto che in un periodo di crisi come questo aumenti il numero di acquirenti di questo tipo di prodotti. Io leggo questo dato come la prova che si sta diffondendo la cultura del consumo critico, nel senso che sempre piA? persone capiscono di doversi dare delle prioritA� e che queste prioritA� non sono piA? (solo) determinate dalla pubblicitA� o dalla ricerca del risparmio a tutti i costi, ma dalla��attenzione alla propria salute e al territorio. Inoltre vedendo come stanno cambiando le scelte che i soci del GAS fanno, mi pare di capire che stanno cambiando gli stili di vita, cosa necessaria perchA� il biologico possa diventare pratica comune e diffusa: ad esempio rispetto alla��acquisto di pasta sta aumentando esponenzialmente quello di farina, che va di pari passo con la��aumento della richiesta di corsi di panificazione e di autoproA�duzione in generale; diminuiscono i consumi di carne e aumentano quelli di prodotti ortofrutticoli freschi locali, ecc. CiA? significa che le persone stanno scegliendo di acquistare materie prime di qualitA�, ma relativamente poco care, per tornare ad autoprodursi il cibo. In questo modo si puA? avere una��alimentazione sana, varia e gustosa senza spendere piA? di chi compra cibi pronti, fuori stagione o esotici, nella grande distribuzione.A�

– Qual A? il rapporto tra grande distribuzione e biologico? E quale sicurezza ha chi acquista (o crede di farlo) biologico in un supermercato? Quali invece i controlli che esistono alla��interno di un gruppo di acquisto come Ecoredia?

Per essere certificati biologici, i prodotti devono sottostare a controlli reali e piuttosto severi (checchA� ne dicano i detrattori del bio, che invece non si chiedono chi controlli la��agricoltura convenzionale). PerciA? anche il bio della grande distribuzione sta nei limiti della normativa europea del settore. Ma per la��appunto, sta in questi limiti, niente di piA? e niente di meno. I grandi produttori biologici per lo piA?, hanno fatto una scelta di marketing: il biologico tira e quindi mi ci butto. Addirittura adesso ci sono molte grandi aziende alimentari che hanno linee a�?convenzionalia�? (in cui mostrano spesso il loro volto senza scrupoli, come la NestlA?) e linee a�?biologichea�?, per gli amanti della natura e del benessere. Ea�� chiaro che da questi soggetti non possiamo attenderci un reale interesse per la��ambiente e per il consumatore come fanno invece i produttori biologici a�?veria�? che vanno al di lA� di ciA? che impone la legge e diventano veramente un presidio per la salvaguardia dei territori. Il gruppo da��acquisto solidale A? prima di tutto un modo per appoggiare i piccoli produttori (quelli che dalla grande distribuzione sono tagliati fuori perchA� non potrebbero sopravvivere ai prezzi che essa impone), garantendo loro la giusta retribuzione per il servizio che con il loro lavoro fanno a noi e alla terra. Ma A? anche un modo per avere garanzie vere sul prodotto, le garanzie che vengono dalla conoscenza diretta del produttore, dalle visite in azienda e anche dalle diverse forme di autocertificazione che ultimamente i GAS stanno elaborando per superare e migliorare la certificazione ufficiale.

– Visto che la domanda A? in crescita, i produttori italiani sono sufficienti a soddisfarla?

Credo, dalla conoscenza che ho di questo specifico territorio, che la domanda in questo campo superi abbondantemente la��offerta, e che sia suscettibile ancora di una grande crescita: si pensi ad esempio quale volano A? stato e potrebbe ancora essere la conversione al biologico delle mense scolastiche, ospedaliere, aziendali. Noi nel nostro piccolo crediamo di aver stimolato la nascita sul territorio di nuove aziende, che sicuramente sono piA? numerose di quando abbiamo iniziato la nostra attivitA�, e la domanda in alcuni settori, come quello della frutta, non A? ancora del tutto soddisfatta.

– Pensiamo al nostro territorio. Un Comune come Ivrea cosa potrebbe (e dovrebbe fare) per promuovere una scelta come questa?

Il Comune potrebbe agire sia sulla domanda che sulla��offerta: in autunno ci sarA� il nuovo bando sulla mensa delle scuole di Ivrea e la volontA� A? quella di inserire, accanto alla scelta del bio, giA� fatta in passato, la preferenza per i prodotti a Km 0. Ea�� importante che questa scelta non resti solo sulla carta, ma che il comune si impegni a renderla concreta stimolando, ad esempio,A� la nascita di una piattaforma logistica per i produttori locali, che per il momento fanno fatica ad organizzarsi e a garantire i numeri richiesti da una mensa da 2000 pasti al giorno. Sul piano della��offerta, si potrebbe inoltre provare a offrire informazione e formazione agli agricoltori che volessero convertirsi al bio, appoggiandosi a enti come la��AIAB edA� istituendo appositi sportelli; si potrebbe favorire la nascita di aziende a�?giovania�? mettendo a disposizione terreni incolti di proprietA� comunale o promuovendo un catasto dei terreni disponibili perchA� dismessi dagli agricoltori anziania�� Sono tante le iniziative che un comune come Ivrea potrebbe adottare, ovviamente non da solo, ma coordinandosi con altri comuni in una dimensione di territorio piA? ampio, ad esempio di AMI, e spesso sono iniziative che non richiedono grandi risorse economiche, ma soprattutto la capacitA� di mettere in rete e far comunicare i soggetti che a titolo diverso giA� operano in questo settore.

– Mangiare sano, acqua e clima: si coniugano? E come?

Sicuramente! La scelta di una��alimentazione sana A? il vero motore per una filiera produttiva sana e per la protezione del territorio, non solo perchA� aria, acqua e suolo non vengono sottoposti alla��inquinamento dei prodotti chimici convenzionali, ma perchA� come accennavo prima, i produttori biologici che fanno il loro lavoro con passione, si prendono cura della biodiversitA�, preservando dalla��estinzione antiche varietA� e specie vegetali e rivitalizzando la��ambiente con la piantumazione di siepi, aiutano a prevenire i danniA� idrogeologi con la manutenzione dei terreni marginali, dei boschi, dei fossati, ecc. Senza contare i benefici sulla bellezza del paesaggio di una��agricoltura varia e integrata con la��ambiente, rispetto alle monoculture industriali come quella del mais o della soia.

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