Ignoranza stracciona

di Varieventuali

Addolorarsi e puntare la��indice sulla (im)preparazione degli insegnanti A? perlomeno ipocrita, in un Paese che, come un gambero, senza sosta indietreggia

PIAAC (Programme for the International Assessment of Adult Competencies) A? un Programma ideato dalla��OCSE, la��Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, a cui partecipano 26 paesi nel mondo. In Italia PIAAC A? promosso dal Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali che ha incaricato la��ISFOL, Istituto per lo Sviluppo della Formazione professionale dei Lavoratori, di realizzare la��indagine e gli studi a esso collegati.

PIAAC mira a ottenere informazioni sulle competenze degli adulti – definite dalla��OCSE foundations skills – e in particolare sulla lettura (Literacy), sul calcolo (Numeracy) e sulle competenze collegate alle tecnologie della��informazione e comunicazione (ICT).

La��indagine principale, che si A? svolta tra settembre 2011 e marzo 2012, ha coinvolto circa 12.000 persone, individuate alla��interno dei membri di famiglie estratte dalle liste anagrafiche dei Comuni italiani. Per la��estrazione dei nominativi la��ISFOL si A? avvalso del supporto della��ISTAT.

Lo scopo era quello di conoscere, attraverso un questionario e dei test cognitivi specifici, le abilitA� fondamentali della popolazione adulta compresa tra i 16 e i 65 anni, ovvero quelle competenze che risultano indispensabili per partecipare attivamente alla vita sociale ed economica.

Gli adulti italiani dimostrano un limitato possesso di competenze: raggiungono punteggi inferiori alla media Ocse, che li collocano alla��ultimo posto della graduatoria relativa alle competenze alfabetiche funzionali (literacy) e al penultimo (prima della Spagna) per le competenze matematiche funzionali (numeracy). Giappone, Finlandia e in genere i Paesi del Nord Europa occupano i primi posti delle due graduatorie.

 

PuA? essere utile ricordare che:

– In Europa la��Italia A? al penultimo posto (ultima la Grecia) per la spesa destinata alla��istruzione

– La��Italia ha una dispersione scolastica altissima: la percentuale dei 15-19enni non presenti a scuola arriva al 18%

Due milioni di ragazzi italiani tra 18 e 25 anni non studiano e non lavorano

– Gli Italiani tra 25 e 64 anni che non hanno un diploma di secondaria superiore sono circa il 45%, contro un dato europeo del 25% (in Europa la Germania A? riuscita a contenere sotto il 15% la popolazione priva di diploma)

– In Italia il 15% circa di popolazione raggiunge un titolo post diploma, mentre la media europea supera il 27%

– In Italia il 24% degli adulti partecipa alle attivitA� di studio o formazione, contro la media Ocse del 52%

– Tutti i dati (inclusi i PIAAC) sulle competenze degli studenti italiani danno risultati differenti tra nord e sud

– In Italia, esclusi gli studenti, raggiungono risultati migliori i lavoratori occupati, e in particolare quelli che si impegnano in attivitA� di formazione; tuttavia anche per gli occupati si evidenziano differenze significative nei livelli di competenza tra i residenti nel nord e nel sud del paese

– Il punteggio medio dei Neet italiani a�� 16-29enni che non hanno concluso percorsi di studio, non lavorano e non cercano lavoro a�� si colloca sotto la media nazionale e le loro competenze sono molto limitate rispetto a quelle dei coetanei che studiano e lavorano.

 

Dati cosA� i numeri, fingere costernazione e puntare la��indice sulla (im)preparazione degli insegnanti A? perlomeno ipocrita.

In un Paese gambero, dove in un passato rimosso tanti sognavano una scuola che promuovesse mobilitA� sociale e scavalcasse barriere di classe, oggi si scopre con piccato disappunto che A? quasi sempre la provenienza familiare, sociale e di classe a condizionare le prestazioni degli studenti.

Trenta-quaranta��anni dopo la nascita del tempo pieno nella media e della sperimentazione al liceo, di quel movimento caotico e spumeggiante rimane il deserto del sistema a�?lezione-ascolto-verificaa�?, dove chi ca��A? ca��A? e gli altri amen.

In classe a�� nella solitudine del rapporto 1 a 20-25 a�� la sperimentazione cooperativa A? lasciata a qualche temerario armato di volontA� caparbia, che misura i risultati al massimo coi colleghi-amici-affini.

E come si fa a crescere e cambiare, quando in nome di una politica contabile che da decenni non guarda piA? in lA� della settimana successiva, alla��istruzione pubblica A? stato tolto proprio tutto: tempo pieno, compresenze, personale ATA (bidelli e segretari), sostegno alla��handicap e agli stranieri, aiuti economici per i piA? poveri, mense, aggiornamento.

Quando si pretende di lenire il disagio economico dei docenti con striminziti compensi per mansioni straordinarie che talvolta costano piA? di quanto rendano.

Quando la povertA� strutturale fa il paio con stipendi bloccati da e per anni e trattamenti umilianti (trovate uno studente che sogni di diventare un professore!).

Quando la mirabolante a�?autonomiaa�? che aveva fatto sperare i piA? creduloni sa��A? trasformata nella��abbandono dello Stato in una autogestione stracciona e derelitta, e dove tuttavia ogni istituto si ostina a competere versus gli istituti vicini per una primazia senza scopi visibili.

Quando proprio ogni ministro della��Istruzione, come primo gesto del Suo mandato, manda a tutti i docenti una mail zeppa di luoghi comuni ed elogi deamicisiani, una lagna pazzesca, spesso perfino mal scritta.

Quando ogni volta nulla si muove, mentre gli insegnanti stanno dentro aule sempre piA? precarie, sempre piA? affollate di studenti sempre piA? figli della crisi infinita.

Poi ca��A? chi osa stupirsi se la��Italia A? ignorante.

Sbalordiamo, invece, che qualcuno si incaponisca ad avanzare, e sempre con il vento contrario.

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