La ‘prima linea’ della piccola impresa sulla Serra

di Redazione

 

Esistono delle aziende che lavorano sulla Serra, sono giovani,A� piccole, gestite da donne e concentrate nel settore agricolo. Lo ha scoperto Silvia Broglino cheA� ha condotto una ricerca sulla nuova imprenditorialita’ di questo territorio per gli organizzatori delle Giornate della Serra. A�

 

Ettore gli ha posto alcune domande. Qui sotto potete trovare una parte dell’intervista, la versione integrale uscirA� domani mercoledA� 19 giugno su Varievetuali. Lo trovate nelle edicole d’Ivrea, al castello dove ieri A? iniziata Ivrea Estate, oppure potete abbonarvi e riceverlo comodamente a casa.

 

LA SERRA E LA SUA ECONOMIA

di Ettore Macchieraldo

A�

Silvia BroglinoA� ha intervistato 35 attivitA� di 13 Comuni e poi ha esposto questa sua ricerca al convegno sulla nuova imprenditorialitA� sulla Serra a Vermogno domenica 9 giugno. Ci A? sembrato un lavoro interessante e da valorizzare, specialmente perchA� la sua ricerca si A? rapportata direttamente con gli interessati: i produttori, i creatori di servizi, insomma quelli che si trovano sulla prima linea [il tracciato topografico lungo il quale viene organizzata una linea di difesa (fig. simbolo di maggiore o minore urgenza o portata) diz. Devoto Oli NdR] di questa crisi drammatica. CosA� le abbiamo posto una serie di domande che partono proprio da questo suo lavoro da��inchiesta economica.

La Serra si presenta come territorio semiabbandonato, tradito dalla delocalizzazione del tessile sul versante biellese e dallo “spezzatino” dell’Olivetti su quello canavesano. Nella vostra ricerca avete invece trovato spunti di vitalitA� economica su questo territorio?

Il nostro territorio purtroppo ha subito un abbandono proprio nel periodo di massimo sviluppoA� delle realtA� imprenditoriali come Olivetti e quelle incentrate sul tessile, durante il quale si sono registrate delle migrazioni dalle campagne ai centri maggiormente abitati per una questione di comoditA� dei servizi e di a�?modaa�� se vogliamo dirla cosA�, portando ad una erosione degli aspetti positivi del vivere e lavorare su questo territorio. Devo dire che sono rimasta stupita quando, svolgendo la mia analisi, ho trovato realtA� imprenditoriali, sia di servizi che produttrici di beni, originali e degne di nota in quanto non A? da tutti mettersi in gioco nel periodo in cui siamo. Credo vivamente che nel nostro territorio ci sia il giusto potenziale di sviluppo per attivitA� del genere dato questo semiabbandono A? opportuno ritornare un poa�� indietro per dare quei servizi di cui anche il piccolo paesino ha bisogno.

 

 

Silvia Broglino

L’agricoltura per conto terzi (senza vendita diretta e senza trasformazione del prodotto) risulta ora il settore produttivo dove si concentrano le iniziative economiche della microimpresa a gestione famigliare. Ritiene queste dipendenti dal mercato internazionale e dalla grande distribuzione?

Il fatto di tornare ad una��attivitA� di tipo agricolo-commerciale nel proprio territorio ci segnala come le persone che la intraprendono vogliano offrire un servizio ma soprattutto un prodotto finale di qualitA� alla gente del posto. La filosofia dietro ciA? sta proprio nel fatto che il piccolo imprenditore vuole proporre al cliente un prodotto/servizio di qualitA� che sia in grado di soddisfare le sue esigenze, nonchA� di creare nuove abitudini alimentari orientate al sano (si pensi al biologico). Molte realtA� perA? non hanno le risorse necessarie per commercializzare il prodotto/servizio e devono quindi dipendere dalla GDO o da altri intermediari. Penso che siano perfettamente in grado di rispondere alla crisi proprio per la filosofia a cui si ancorano in quanto la clientela guarda sempre di piA? alla��aspetto sano del prodotto e alla qualitA� privilegiando cosA� questi tipi di prodotto a discapito di quelli industriali standardizzati.

Ha rilevato che la maggior parte delle nuove imprese sono gestite da donne. Come si spiega questo fenomeno? Pensa che queste siano state le prime espulse dall’industria e dai servizi e che abbiano, in alcuni virtuosi casi, risposto a questa marginalizzazione intraprendendo delleA� loro attivitA�? e se sA�: reggeranno?

In quanto donna credo non sia una questione di esser state espulse per prime dalla��industria e dai servizi ma quanto piuttosto di essere piA? creative, piA? propense a mettersi in gioco, ad intraprendere una nuova sfida. Le donne che ho intervistato in questi mesi sono donne attive e attente ad ogni singolo dettaglio della loro attivitA�; hanno dimostrato di avere una marcia in piA?, di essere positive e orientate a idee di successo. Quindi sA�, credo proprio che reggeranno ed avranno un riscontro molto positivo per le loro attivitA� imprenditoriali.A�

Quali potrebbero essere delle strategie che portino a una maggiore coesione? Ne ha incontrati degli esempi nella sua ricerca? Pensa che le esperienze dei Gruppi d’acquisto solidali possano essere dei modelli estendibili da fenomeno marginale a rete di sostegno per i produttori locali?

semplicemente Serra

Io dico sempre che il nostro territorio in termini di turismo ha un enorme potenziale, troppe volte poco sfruttato, in quanto pochi posti hanno la bellezza naturalistica della Serra e dei territori limitrofi. Ci sono determinati luoghi che in sA� hanno poco di turistico eppure riescono e trarre molto da quel poco (es. Franciacorta). PiA? volte nelle interviste che ho effettuato mi A? stato detto che le singole attivitA� imprenditoriali si organizzano tra sA� per eventi e manifestazioni, per farsi conoscere in quanto fungono da vetrina per i loro prodotti/ servizi. Un esempio di gruppo di acquisto se cosA� lo possiamo chiamare, A? la cooperativa PiProBi che grazie alla sua istituzione con negozio fisico in Biella riesce a dare visibilitA� ai piccoli produttori e dA� anche la possibilitA� di un punto di vendita proprio per il problema riscontrato della distribuzione, perchA� molto spesso questi piccoli produttori hanno difficoltA� di commercializzazione dei loro prodotti. In merito ai GAS non saprei dire se possano funzionare o comunque estendersi come fenomeno ma credo che possano essere una soluzione al problema della distribuzione del prodotto finale che a�?escea�� dalle aziende del territorio.

Gli economisti hanno il vizio di misurare lo sviluppo solo con criteri legati alla profittabilitA� immediata. Questo genera delle “esternalitA�” che peggiorano le condizioni di vita e di lavorodelle persone che vivono e frequentano il territorio che gli economisti vorrebbero sviluppare. Ritiene che si debbano introdurre nuovi e diversi indicatori che orientino e misurino le politiche economiche?

A livello di indicatori penso ce ne siano giA� troppi, forse si dovrebbe guardare di piA? alla��aspetto qualitativo piuttosto che quantitativo,A� mi riferisco a qualitA� del prodotto per delineare se si tratta di un prodotto eccellente o meno, qualitA� delle condizioni ambientali in cui A? inserita la��azienda e dei lavoratori che si trovano al suo interno, qualitA� del know-how della��imprenditore nonchA� delle sue idee creative e la capacitA� di stare al passo coi tempi in una��era dove non ci si puA? permettere di restare ancorati ai capisaldi di una volta ma bisogna sempre piA? puntare alla��innovazione e al cambiamento con tutti gli strumenti di cui disponiamo, internet compreso

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